3. Igiene intestinale
I suoi compiti essenziali sono:
- Digestione
- Assorbimento dell’acqua e dei nutrienti
- Funzione immunitaria
- Detossificazione
- Produzione di ormoni
L’INTEGRITA’ DELL’INTESTINO
La difesa dell’integrità intestinale è l’azione protettiva più importante che possiamo compiere verso il nostro organismo, attraverso l’osservazione delle feci e della defecazione giornaliera:
- Facendo attenzione a gonfiori intestinali e a dolori
- Tenendo sotto controllo la produzione di gas putridi
- Controllando anche un eventuale malassorbimento
- Feci untuose
- Scarso utilizzo del cibo con residui di cibo ancora interi o mal digeriti
COME FAVORIRE L’INTEGRITA’ DELL’INTESTINO
Per garantire l’integrità e le funzioni dell’intestino è importante:
È importante avere regolarità intestinale. La stipsi o stitichezza è il nemico principale dell’intestino e, di conseguenza, dello stato di salute dell’intero organismo.
L’irregolarità dell’intestino è alla base di molte malattie.
La costipazione intestinale è, nello stesso tempo, una conseguenza e una causa dei disordini intestinali. Occorre regolarizzare il proprio intestino ad almeno una evacuazione giornaliera (l’ideale sarebbero due). È impossibile raggiungere questa regolarità senza una corretta alimentazione. Ma anche dopo aver ristabilito un’alimentazione ricca di fibre e di acqua può essere difficile regolarizzare le scariche se:
• si è fatto uso di purganti per molto tempo;
• si è impossibilitati di fare del moto (come accade per es. a tutti i malati costretti a letto o su una carrozzina).
Il fenomeno non deve mai essere sottovalutato: è alla radice di irritazioni intestinali e di un avvelenamento generale dell’organismo.
Bisogna avere ben chiaro che la soluzione non sono i purganti. Sono una soluzione apparente, quindi, prima di tutto, bisogna dire no ai purganti (anche a quelli vegetali, salvo le eccezioni che diremo).
Da una parte svuotano l’intestino, dall’altra lo abituano a funzionare solo sotto stimolo esterno, impigrendolo ancora di più.
Possono essere accettati solo in casi eccezionali e per poche volte.
Le vere soluzioni vanno cercate altrove.
Il primo rimedio è aumentare senza paura le fibre alimentari. Devono essere sia insolubili che solubili. Vanno introdotte con l’alimentazione (cereali integrali, verdure e frutta), ma potrebbero non essere sufficienti dopo una stipsi ostinata. Nella maggior parte dei casi occorre aggiungere fibre oltre all’alimentazione ordinaria.
Per questo, oltre all’abbondanza di verdure e ad un consumo regolare di frutta, occorre alimentarsi con cereali integrali.
Solo dopo questo cambiamento – se non è sufficiente – si potrà ricorrere ad integrazioni: la migliore è la crusca di avena, che è parzialmente solubile. Il quantitativo normale è di 2 cucchiai colmi al giorno, ma per qualche settimana può salire anche a 3 cucchiai al giorno. Come tutte le fibre deve sempre essere assunta durante un pasto (appena prima o durante).
Inoltre si può usare un cucchiaino di fibra di semi di Psillio con un bicchiere d’acqua (sempre durante i pasti) una volta al giorno. In alternativa una bustina al giorno di Psyllogel, sciolte in acqua e lasciate riposare per pochi secondi (sempre durante i pasti).
Chi soffre di stitichezza deve essere attento a bere molto.
Alcune forme di stitichezza possono derivare da uno scarso contenuto idrico delle feci.
In questi casi (e sempre quando si assume crusca) conviene assumere liquidi anche durante i pasti: è preferibile il lieve inconveniente di una diluizione dei succhi gastrici, rispetto alla mancanza di liquidi nei contenuti intestinali.
Non reprimete mai l’impulso a defecare: tentate di andare in bagno alla stessa ora, preferibilmente il mattino dopo la colazione (anche quando non c’è l’impulso), aiutandosi eventualmente con stimoli meccanici (supposte, ecc.).
In attesa che tutti gli altri interventi elencati portino risultati, ci si può aiutare con dei microclismi o delle supposte di glicerina.
Se si usano supposte, è importante fare attenzione che restino nell’alveo il minor tempo possibile perché c’è qualche sospetto sui danni che la glicerina può fare restando a lungo nell’intestino.
Quando comunque la defecazione è impossibile si consiglia uso di lassativi di origine vegetale o di citrati per non più di una settimana, prendendoli la sera prima di andare a letto.
Devono essere diminuiti progressivamente del 50% alla settimana, fino ad eliminarli completamente.
Anche l’assunzione di prugne secche cotte rientra nell’uso dei lassativi vegetali.
Fare moto è indispensabile. È importante fare ginnastica, ma soprattutto camminare.
Non tutti possono farlo (persone in carrozzella o comunque immobilizzate), ma tutti dovrebbero comunque cercare di aumentare le attività fisiche nel limite delle proprie possibilità, anche in forma di fisioterapia, ecc.
Oltre a tutte le altre attenzioni indicate fino a qui, non bisogna trascurare gli altri pilastri del metodo Kousmine, fra cui, in particolare, gli enteroclismi che dovranno essere seguiti da un’infusione di olio di lino.
Uscire da un lungo periodo di stipsi intestinale non è rapido: occorrono costanza e pazienza, ma insistendo e applicando una metodologia corretta si riuscirà, quasi nella totalità dei casi, ad arrivare ad una regolarità accettabile in un tempo comunque relativamente limitato.
L’incompleta evacuazione delle feci comporta un maggiore riassorbimento di acqua e può portare alla formazione di un ammasso di feci nel retto-sigma che sono consistenti, dure e difficilmente evacuabili e che prende il nome di fecaloma.
La pratica degli enteroclismi contribuisce a favorire il distacco e l’espulsione fecalomi, ma nei casi di stipsi estrema conviene ricorrere all’idrocolonterapia, cioé ad un lavaggio del colon effettuato in centri specializzati (vedi oltre)
PRATICHE DI IGIENE INTESTINALE
In caso di malattie gravi (tumori, sclerosi multipla, ecc.) è importante praticare, due volte alla settimana, degli enteroclismi (fatti con 1 litro e mezzo o due litri di camomilla; naturalmente nei bambini la dose deve essere ridotta proporzionalmente).
La pratica degli enteroclismi, anche se impegnativa, è un aiuto essenziale nella fase acuta della malattia e all’inizio della cura. È comunque di grande utilità per tutti quelli che decidono di cambiare la propria alimentazione. La dottoressa Kousmine non accettava di seguire malati che non praticassero regolarmente gli enteroclismi.
PROCEDURA
La camomilla deve essere preparata con circa 5 bustine, lasciandole in infusione finché la tisana non si sia raffreddata alla temperatura adatta (38°-39°). La si versa nell’apposito kit (che si può acquistare per pochi euro in farmacia), che deve essere appeso a un paio di metri di altezza.
Dopo aver riempito il kit con la camomilla, se ne svuota il tubo dall’aria, si chiude il rubinetto, ci si mette in ginocchio accucciati a terra, con la testa e il busto più bassi possibile.
Si introduce il beccuccio nell’ano e si riapre il rubinetto. Il liquido deve entrare tutto: se si sente l’impulso irrefrenabile di una evacuazione, dopo aver provveduto, occorre rabboccare ancora il liquido ad un litro e mezzo. Se non si introduce tutto il litro e mezzo, non si perviene ad un lavaggio efficace del colon. Può accadere che la discesa del liquido si blocchi: è opportuno in questo caso massaggiare la pancia con movimenti energici, come se si impastasse, per smuovere le anse dell’intestino e staccare eventuali fecalomi.
Dopo che il liquido è stato interamente introdotto, avviene la defecazione, che deve essere completa. Appena l’intestino si è calmato dopo l’evacuazione, procedete all’introduzione dell’olio di girasole.
L’introduzione di olio di girasole biologico spremuto a freddo è sempre necessaria per un risanamento completo delle pareti intestinali.
La quantità di olio da utilizzare è di 4 cucchiai = 60 ml . Si introduce utilizzando una peretta per bambini o, meglio, una siringa da 100 ml, (ovviamente priva di ago!). Dopo un po’ di enteroclismi potrebbe essere necessario ridurre la quantità di olio (anche a 10 ml). Può essere opportuno, almeno per le prime volte, mettere un pannolone dopo l’introduzione dell’olio di girasole, per evitare che eventuali piccole perdite di olio macchino i vestiti o le lenzuola (normalmente non accade, ma in alcuni casi è successo).
Normalmente una cura efficace dura da 2-4 mesi nei casi leggeri a 2 anni nei casi più gravi. Gli enteroclismi vanno comunque ripresi, anche a malattia stabilizzata, di fronte a rischi di attacchi (cambio di stagione, stress, attacchi influenzali, ecc.). Può accadere che gli enteroclismi affatichino molto o provochino costipazione: avviene soprattutto nel caso di sclerosi multipla, se la malattia è avanzata. In questo caso conviene diminuire la frequenza a una volta alla settimana o ogni dieci giorni, per aumentare poi progressivamente quando l’intestino si è stabilizzato
Gli enteroclismi sono una pratica adatta anche per persone sane, ogni volta che interviene qualche fattore che disturba il normale funzionamento dell’intestino o in presenza di malesseri ricorrenti. È comunque opportuno per tutti praticarli qualche volta all’anno, preferibilmente in cambio stagione.
Oggi in Italia si sono diffusi gli ambulatori di idrocolonterapia, con un abbassamento dello standard qualitativo. Affidatevi solo a centri che hanno una lunga esperienza, gestiti da personale affidabile. Personalmente preferisco quelli che fanno una pulizia accurata e radicale in una sola seduta (e ricorrono a sedute successive solo in casi di intestini in cattive condizioni) a quelli che propongono più sedute ravvicinate. Ma nella maggior parte degli ambulatori si praticano metodiche diverse, ugualmente accettabili.
Chi non riesce a fare gli enteroclismi, può sostituirli con un altro metodo più agevole, anche se meno efficace. Si fa bollire un litro d’acqua con verdure, possibilmente biologiche (per es. una piccola cipolla, una costa di sedano, una carota, una piccola rapa o un pezzo di cavolo); si aggiungono due cucchiai di sale marino non raffinato; si lascia raffreddare fino a quando la temperatura permette di berlo; poi lo si beve tutto in un quarto d’ora (è importante che sia ancora caldo). Qualcuno trova il brodo vomitevole: dipende dal gusto personale, personalmente (Sergio Chiesa) lo trovo solo molto salato.
In pochi minuti si ottiene l’evacuazione dell’intestino. È meglio praticare questa tecnica a digiuno. È raccomandabile farla seguire da un piccolo clistere di olio di girasole (come descritto negli enteroclismi) o dallo sciacquo della bocca con olio (vedi Oil pulling).
È assolutamente controindicata agli ipertesi, a soggetti a terapia cortisonica, ai cardiopatici.
È una pratica che si può ripetere anche due o tre volte al giorno, soprattutto in caso di malattie acute. Non sostituisce però gli enteroclismi!
Per il ripristino della flora batterica intestinale rimandiamo alla pagina specifica.
GLI ALTRI PILASTRI DEL METODO KOUSMINE
Primo pilastro – Alimentazione